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Giorgio Giatti, Presidente del Gruppo Termal,
interviene sulla polemica COVID-19 VS CLIMATIZZAZIONE

Il Gruppo Termal e la polemica COVID-19 vs climatizzazione

29 APRILE 2020 L'INTERVENTO DI GIORGIO GIATTI, IMPRENDITORE E PRESIDENTE DEL GRUPPO TERMAL

A sostegno di tutti i professionisti del settore della climatizzazione e dei sistemi di trattamento dell’aria, pubblichiamo la versione integrale dell’intervista rivolta al nostro Presidente Giorgio Giatti, sulla polemica COVID-19 VS CLIMATIZZAZIONE.

Intervistatore = I; Presidente = P

I: Presidente, COVID 19 VS Condizionamento, siete sotto attacco?
P: 
Non sarebbe una novità. Da sempre la climatizzazione ha avuto detrattori, ma anche tanti estimatori visto che nel mondo oggi funzionano 1,6 miliardi di condizionatori. Più delle auto circolanti che sono 1,2 miliardi. Ma questa volta si sta superando il limite.
I: Perché è così contrariato?
P: Perché non sono disponibile ad essere identificato nella categoria degli “untori”, cioè quelli che nei Promessi Sposi venivano accusati di infettare la peste toccando i battenti delle porte. Qui stanno morendo centinaia di migliaia di persone e occorre serietà nell’esporre le modalità di diffusione di questa pandemia.
I: Ma la ricerca cinese sulle responsabilità del condizionamento nella diffusione del virus è stata ripresa da testate televisive e varie pubblicazioni.
P: Non esiste più il giornalismo di una volta.
I: Cosa intende?
P: La ricerca citata è facilmente rintracciabile sul web, in lingua inglese. L’ho letta approfonditamente e già a prima vista era più che opportuno prenderla con le molle. In primis viene datata luglio 2020 ovvero la data di una presunta prossima pubblicazione su una rivista scientifica con la precisazione che la stessa era una bozza soggetta a variazioni. Strano diffondere informazioni su studi prima che gli stessi vengano validati e pubblicati.
I: Poi?
P: La confusione nella terminologia. Il termine della ricerca: “air conditioned” in Cina significa un qualsiasi apparecchio in grado di modificare la temperatura dell’aria e le proprie caratteristiche tramite filtrazioni o rinnovi. La differenza nella traduzione non è banale perché il trattamento dell’aria è parte essenziale di ogni impianto di tipo commerciale e industriale e oggi anche civile. I treni, gli autobus, i pullman, le auto, i cinema, gli uffici, i musei, gli ospedali e oggi anche le abitazioni civili sono obbligati a trattare l’aria, in molti casi la filtrano e la rinnovano, in altri la riscaldano e in altri ancora la raffreddano. Questo significa che avremmo in Italia milioni di situazioni che stanno generando contagio, non in estate ma durante tutto l’anno. Sarebbe prudente una maggiore cautela prima di dar credito ai 10 ricercatori del Centro medico di prevenzione del Comune di Guangzhou. Non stiamo parlando di Oxford…
I: A volte le grandi scoperte sono casuali…
P: Si e quelle rimangono nella storia. Questa leggendola appare di un’incredibile banalità e senza alcun presupposto scientifico.
I: Ce la racconti.
P: Presto detto. Ci troviamo il 24 gennaio 2020 in un ristorante di 145 mq al 5 piano di un edifico, senza finestre, dove sono presenti ben 91 persone fra commensali e personale. Il locale, molto affollato, è dotato di un impianto “air conditioned” centralizzato in grado di apportare aria in assenza di finestre e quindi climatizzare. Siamo in pieno inverno e quindi la necessità è il riscaldamento. Nel locale è presente una famiglia proveniente da Wuhan, centro dell’epidemia, che evidentemente era riuscita a valicare il blocco della quarantena, dichiarata il 21 gennaio. La famiglia di Wuhan è seduta nel secondo tavolo di tre in fila. La fila è nella direttrice della fuoriuscita dell’aria posta nella parete alta, sopra il primo tavolo. Il giorno dopo il pranzo, un membro della famiglia di Wuhan ha accusato il contagio ed è stato ricoverato. Evidentemente era già infetto. Dopo 12 giorni altri otto commensali dei tre tavoli incriminati risultavano ammalati. Poiché nessun altro degli ospiti, dopo gli opportuni tamponi, è risultato positivo, viene desunto che la trasmissione sia stata causata dal getto di aria.
I: Sembra logico…
P: Logico? ma la persona infetta era seduta nel secondo tavolo e quindi come hanno fatto ad ammalarsi quelli del primo tavolo che ricevevano sempre aria pulita dalla bocchetta? La risposta “scientifica” è incredibile! Viene affermato esserci stato un rimbalzo dell’aria contro la parete opposta alla bocchetta che è distante circa 10 m e quindi l’aria di “rimbalzo” avrebbe raggiunto anche il primo tavolo… Il locale è molto piccolo e quindi per non infettare gli altri commensali il “rimbalzo” dell’aria sarebbe dovuto avvenire solo ortogonalmente. Una sorta di ping-pong, salvo che l’aria negli ambienti non rimbalza ma si diffonde, diversamente riscalderemmo solo una parte del locale…
I: Quindi?
P: Quindi tutta da ridere. A questo si aggiunga il fatto che le bocchette di mandata e ripresa vengono analizzate con tamponi molecolari SENZA rilevare alcuna presenza del virus! Lo studio termina affermando che esistono due forti limitazioni (per avvalorarlo), la prima che non sono state fatte simulazioni per verificare il percorso dell’aria di uscita della bocchetta, e la seconda che non sono stati fatti test sierologici sui commensali che potessero verificare una pre-esistenza della malattia. La simulazione aeraulica avrebbe facilmente provato che l’uscita di un getto d’aria da una bocchetta non è mai ortogonale ma a diffusione, proprio per le perdite di pressione superficiali del condotto e che per far “rimbalzare” l’aria a 10+10 metri occorre una spinta da tornado.
I: E la questione dei sierologici?
P: Apre ad un’altra considerazione: gli infettati avrebbero potuto avere già contratto la malattia prima di andare al ristorante ma anche, subito dopo esserne usciti. Inoltre il contagio famigliare in Cina è stato molto diffuso proprio per le abitudini alimentari di utilizzare i “bacchetti” prelevando cibo dallo stesso piatto di portata. Una promiscuità che il Governo Cinese del dopo virus ha deciso di limitare fortemente con nuove regole. Sarebbe bastato anche solo un famigliare infetto per la trasmissione del virus.
I: In effetti è una ricerca poco scientifica…
P: Direi senza alcun valore anche perché il risultato potrebbe essere letto esattamente come prova contraria. Vale a dire cosa sarebbe successo in presenza di malati COVID in un locale senza sistema di ventilazione, senza finestre, con una densità da stadio e con permanenza prolungata?
I: Cosa sarebbe successo?
P: Penso che i malati sarebbero stati molti, forse tutti. Pensate al contagio dei giocatori del Valencia dopo la partita con l’Atalanta. Solo per aver frequentato gli spogliatoi… Sicuramente ospitali e puliti.
I: E quindi cosa ne deduce?
P: Che la climatizzazione e la ventilazione… allungano la vita.
I: Ma è provato che il virus si aggrappa alle polveri sottili, alle molecole di vapore e rimane sospeso in aria. La ventilazione può quindi diffonderlo.
P: Qui è il grande errore, trarre delle conclusioni non veritiere e da dei fatti certi. Le faccio un esempio che gli amanti della nautica possono ben comprendere. Durante una afosa giornata estiva in mare, calma piatta e non si vede l’orizzonte. L’umidità altro non è che vapore acqueo sospeso nell’aria. Però quando tira un poco di maestrale o di garbino, come si dice in Romagna, l’atmosfera è tersa. Via l’umidità! La ventilazione pulisce gli ambienti, ovvero trasporta via il virus eventualmente emesso dai presenti con il loro respiro. Consente quindi una diluizione del nemico oscuro ed è proprio la diluizione l’arma vincente.
È una delle poche disponibili, usiamola. Per infettare occorre superare delle soglie di concentrazione, livelli ai quali i nostri anticorpi non sono in grado di dare risposte sufficientemente forti. La malattia non è solo questione di presenza ma soprattutto di quantità! Ecco perché allo stesso virus le risposte sono diverse : chi non se ne accorge e chi muore.
I: Quali sono le conclusioni?
P: Affidiamoci alla competenza, non alla estemporaneità.
In Italia abbiamo una Associazione nota e autorevole nel nostro settore l’AiCARR che raggruppa progettisti e imprese della ventilazione e climatizzazione. Ha recentemente prodotto un documento importante sul COVID 19 e come i nostri prodotti possono aiutare a sconfiggere l’epidemia. Va letto e diffuso. È il nostro contributo di categoria.